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| Cari operatori e corsisti, Mi piacerebbe riflettere insieme a voi circa le nostre fasi, consentitemi il termine, “interne” e personali che precedono l’inizio vero e proprio delle attivita’. Quali domande vi ponete – su voi stessi - prima di iniziare un progetto, rispetto alla situazione di criticita’, sofferenza o patologia in cui andrete ad operare? Cosa vi passa per la mente? Come vi sentite? Quali sono i canali che utilizzate per informarvi circa il contesto? Quanti di noi si chiedono prima di iniziare un progetto, se con quel tipo di criticita’ e in quella precisa situazione ( anche se parlare di precisione in materia di incontro con l’altro e di prevedibilita’ e’ un po’ relativo…. ad ogni modo… ), riusciremo ad entrare in contatto? Credo che sia di assoluta necessita’ il passare da queste talvolta perigliose lande interne, attraversare un poco il proprio sentire, chiedere e domandare a se stessi chi andremo ad incontrare… Dobbiamo farlo sempre. Non possiamo esimerci anche solo per tre ragioni: la prima relativa al fatto che andiamo a lavorare in un contesto di sofferenza o disagio; la seconda ci vede impegnati con una persona che e’ tutto un mondo da scoprire e la terza - e di non meno importanza – che noi in primis siamo chiamati ad entrare in campo, in un “campo relazionale” che ci portera’ ad essere compartecipi con tutto il nostro essere nell’incontro con l’altro a cui e’ rivolto il progetto. Lancio questo sasso di riflessione in quanto credo che debba esserci un lavoro personale continuo, da cui non possiamo prescindere. Le AAA e TAA chiamano a raccolta non solo progettualita’, informazione, inventiva e creativita’, ma ANCHE e SOPRATTUTTO attenzione, ascolto, empatia… ma queste componenti passano attraverso noi stessi! Attendo vostre
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